La chiesa rurale dell'Immacolata - La Cona, sorge sul sito di una cappella di campagna che nel XVI secolo era intitolata a San Michele.
Fin dai tempi antichi veniva chiamata nelle visite pastorali Santa Maria di Colleberto; nel XVIII secolo del Ricorso oppure La Cona, da icona, che indicava un’immagine su un altare.
Apparteneva alla Confraternita di Santa Maria del Ricorso.
Di piccole dimensioni si distendeva in un’unica navata, munita di tetto, ma nel 1719 essendo aumentato il numero dei confratelli fu deciso il suo ampliamento.
Fu aggiunta una tribuna più alta e più lunga, coperta con una volta, sotto la quale presso la parete c’era un altare, sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Qui è situata una tela della Vergine con un abito bianco, commissionata dalla Confraternita nel Settecento.
La chiesa fu ampliata del doppio, furono aggiunte le panche per i confratelli, la cattedra e sei confessionali.
Poiché non era dotata di sacrestia, fu designato dal cardinal Spinelli, vescovo di Palestrina, di crearla dal lato sinistro del vestibolo della chiesa presso una porta già delineata sul muro di quello stesso lato.
Nel passato fu utilizzato anche come luogo di sepoltura.
Abbandonata nel tempo, fu restaurata nel complesso e riaperta al culto negli anni Novanta del XX secolo.
Oggi a destra dell’altare c’è un olio su tela raffigurante Santa Lucia, donata dall’artista Giacomo Lisia, il quale ha voluto sostituire alla tradizionale iconografia legata alla santa che la vuole con in mano il piatto con gli occhi, un lume, proprio a rappresentare la luce divina.
Sul lato sinistro dell’altare c’è un olio su tela, dello stesso artista, che raffigura San Biagio, protettore della gola, nell’atto di compiere la sua azione, il suo gesto di protezione.